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Festa della Madonna della Libera
La devozione fu ricevuta con una cerimonia d'accoglienza della statua, a S.Demetrio, restata nella memoria collettiva. Il titolo deriva da un miracolo detto avvenuto nel 1500 circa a Pratola Peligna, a seguito di una pestilenza. Un infettato, rifugiatosi in una chiesetta diruta in contrada Torre, si trattenne a pregare davanti all'immagine della Vergine ivi dipinta, supplicando d'esser liberato dal morbo. Cio' che avvenne, spargendosene la notizia nella zona e attirando folle di devoti, che decisero di innalzare il cospicuo noto santuario di Pratola, dedicato dunque alla 'Madonna Liberatrice' dalla peste, o 'della Libera', appunto (cf. E.SANTILLI, Il Santuario della Madonna della Libera in Pratola Peligna. Guida storico-artistica, Pratola Peligna 1995; M.CASELLI, Appunti e memorie di 'Storia' pratolana, Pratola Peligna 2002, 83ss.).
La celebrazione e' fissata alla prima Domenica di maggio - a stessa data osservata a Pratola - iniziandosi da allora la tradizionale grande festa, che per solennita' e concorso di popolo e pellegrini, che subito guadagno', soppianto' la festa del patrono S.Michele. Del resto quest'ultima, ab immemorabili, non prevedeva quella che costituisce la piu' vistosa espressione di religiosita' popolare: la processione col simulacro del Santo; e cio' perche', esplicavano gli anziani, un tentativo di processione secoli addietro avrebbe causato al paese un'apocalittica tempesta di grandine e carboni ardenti, a causa - aggiungevano - del portare in processione, con la statua di S.Michele che lo comporta, anche la figura del Maligno.
La festa consta di due commemorazioni mariane: quella della Madonna Addolorata, il Sabato mattina, con Messa parata e cantata, panegirico, fuochi pirotecnici minori e processione con banda per le vie principali del paese; quella della Madonna della Libera dai primi Vespri dello stesso sabato ai secondi Vespri della domenica. La particolarita' risiede nel rituale della Vestizione della Madonna, il sabato pomeriggio. La statua viene portata in processione dalla chiesa in piazza all'antica parrocchiale di San Michele, sul cui piazzale ci si arresta mentre il simulacro entra in chiesa sbarrandosene poi le porte. All'interno, le signore incaricate provvedono alla rimozione dell'abito ordinario della statua per rivestirla di quello festivo. Fino ad ora quest'ultimo era quello ottocentesco, color avorio a ricami d'oro - l'originario pare fosse color rosso, come a Pratola - commesso dalla famiglia Franci a suore francesi. Col Giubileo del 2000 consuntosi, ormai, l'abito in parola, l'artista ricamatrice locale, Madefalva Pezzuti, ne ha confezionato uno nuovo simile, non meno ricco del precedente. Dopo un'ora pressappoco, mentre all'esterno si susseguono canti, preghiere, musica bandistica e catechesi al popolo, si spalancano le porte della chiesa ed appare la statua rivestita a festa, entro grande baldacchino a colonne dorate sotto padiglione di serti di quercia e alloro, puttini e corona. Seguono applausi, scampanii, spari di mortaretti, colombi in volo, inni mariani e marce bandistiche. La processione torna quindi, tra altri scampanii, inni, preghiere e musiche, alla chiesa di partenza addobbata a festa e luminarie, dove si celebrano solenni Vespri cantati. Il giorno seguente, dopo sante messe mattutine e giro bandistico per il paese, si ha la Messa grande solenne, cantata e parata, con altro panegirico e, al termine, i fuochi pirotecnici maggiori e la lunghissima processione con statue, aste e stendardi, che snodantesi dal centro storico ed uscendo nei campi, tocca San Michele, la via di Stiffe, il cimitero, poi la frazione Tussillo, per infine rientrare in paese per 'via fiume'. Manifestazioni civili accompagnano la festa religiosa trasfigurando per tre giorni il paese con suoni, luci, bancarelle, programmi ricreativi e culturali ed esibizione di complessi musicali - una volta con concerti bandistici di fama nelle caratteristiche casse armoniche, e fiere di bestiame - conchiudendosi domenica notte a fuochi pirotecnici.
Trattandosi di tradizione instaurata molto di recente, non e' congruo collegarla, come si indulge ultimamente ad affermare, agli ancestrali pagani riti propiziatori della primavera. Cadendo la festa nel mese di maggio e pertanto all'indomani immediato della Pasqua, essa invece e' da legare ai tipici contenuti cristiani della resurrezione di Gesu' e sua ascensione al cielo, nonche', per estensione tipologica, dello spogliamento dall'uomo vecchio per rivestire il nuovo (=passaggio dall'abito ordinario a quello festivo) e della trasformazione 'di gloria in gloria' di coloro che credono in Lui, di cui scrive S.Paolo.